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Telemedicina nei Paesi in via di sviluppo: una sfida possibile?

Telemedicina nei Paesi in via di sviluppo: una sfida possibile?
Doctor&Jay - L'informazione in pillole

La telemedicina potrebbe rappresentare una soluzione per far fronte alle difficoltà di accesso ai servizi sanitari in paesi dove il tenore di vita è basso, la povertà diffusa e la base industriale scarsa; potrebbe inoltre aiutare ad avere diagnosi cure adeguate a coloro che vivono in aree remote, geograficamente isolate, migliorando e aumentando la qualità e l’aspettativa di vita. Le sfide da affrontare però sono numerose e riguardano sia gli aspetti sanitari sia quelli tecnologici.

I Paesi caratterizzati da un livello di reddito scarso, povertà diffusa, con popolazioni che vivono in zone rurali e remote, spesso poco accessibili, potrebbero trarre benefici in campo sanitario dall’intelligenza artificiale in generale e più specificamente dalla telemedicina, ovvero dalla possibilità di ricevere consulenze da remoto, refertazioni, letture di esami, senza che il paziente e il richiedente - un medico o un farmacista locale – siano costretti a spostarsi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione delle Nazioni Unite, questo strumento potrebbe favorire una distribuzione capillare e decentrata delle cure, che sia efficiente ed efficace. Questo obiettivo richiede tuttavia tre elementi imprescindibili:

  1. Una adeguata assistenza sanitaria, ovvero la possibilità di avere equipe e team di eccellenza sul territorio o in altri luoghi raggiungibili con la telemedicina.
  2. Strumenti sanitari tecnologicamente avanzati e personale medico o sanitario che sia in grado di utilizzarli. Dagli ecografi ai dispositivi indossabili, è fondamentale che il paziente possa avere a disposizione apparecchiature conformi e idonee.
  3. Connessione e digitale. La possibilità di connettersi a una rete che funzioni, di avere a disposizione almeno uno smartphone, di poter sfruttare i vantaggi del digitale sono elementi imprescindibili per la telemedicina.

In più, in alcuni contesti, le donne subiscono il peso della discriminazione legata al genere: spesso ancora più isolate degli uomini e con meno mezzi a disposizione, per loro l’accesso a cure e trattamenti adeguati è ancora più difficile.

Vediamo in dettaglio come può essere utile la telemedicina nei Paesi in via di sviluppo e come è possibile affrontare queste sfide.

Assistenza sanitaria adeguata

Per prima cosa, è importante considerare il livello dell’assistenza sanitaria locale ovvero la presenza di strutture ospedaliere, ambulatori, centri di salute con personale qualificato e strumentazioni tecnologiche adeguate. In particolare, chiunque operi nei centri più remoti e rurali o nelle grandi città deve possedere le competenze necessarie e di alto livello in campo medico e sanitario; inoltre, il paziente o chi assisterà il paziente nell’utilizzo delle diverse possibilità offerte dalla telemedicina dovrà essere formato per un uso corretto dei dispositivi per l’esecuzione di esami e test di screening (ECG, pressione, saturazione, glicemia etc…) e delle piattaforme a distanza. Come in ogni paese, l’utilizzo della telemedicina comporta la necessità di conoscere sia gli aspetti tecnologici sia gli aspetti legati alla normativa, alla sicurezza e alla gestione dei dati del paziente. Per questo il personale sanitario deve essere adeguatamente formato.

L’AI e la telemedicina possono essere utilizzati per:

  1. Chiedere consulenze e refertazioni in centri ospedalieri cittadini, dove il personale è più numeroso e qualificato rispetto alle zone rurali
  2. Evitare lunghe code e attese in sale d’aspetto
  3. Gestire al meglio casi complessi in situazioni di difficoltà.

Le richieste di refertazione - in alcune sperimentazioni che vedono coinvolte associazioni di volontariato e ONG – possono anche prevedere la consulenza di un medico in un altro continente, spesso a titolo gratuito e in modalità asincrona ovvero senza dover garantire la presenza simultanea di richiedente e medico.

In generale, è sempre opportuno fare riferimento al sistema sanitario esistente sul territorio in modo che la telemedicina sia una pratica che si integri nel tessuto sociale e sanitario esistente e che non diventi un sistema avulso dal contesto e pertanto inutilizzabile. Per esempio, è inutile sfruttare i dispositivi indossabili se poi non è possibile interpretare e utilizzare correttamente i risultati ottenuti. In alcuni Paesi, le App sono connesse alle problematiche da risolvere nel luogo che prendiamo in considerazione: in India, per esempio, dove il costo dei farmaci può essere una barriera e un ostacolo al trattamento, hanno creato una soluzione digitale per conoscere prezzi e disponibilità dei farmaci.

Tecnologia: aiuto o limite?

La telemedicina, che viene vista come una buona occasione per i sistemi sanitari più in difficoltà, richiede tuttavia ingenti finanziamenti, infrastrutture tecnologiche adeguate, una buona connessione, software e strumenti di alto livello.

Sembra quindi un paradosso quello al quale ci troviamo di fronte: da un lato un nuovo paradigma sanitario che rischia di essere appannaggio solo dei paesi più ricchi e addirittura – al loro interno – solo dei ceti più abbienti, dall’altro si tratta di un sistema che viceversa permetterebbe di raggiungere zone rurali, povere, senza centri medici di riferimento vicini, e che farebbe molto comodo in Paesi con un rapporto medico/paziente molto basso (in alcuni paesi dell’Africa si stima 1 medico ogni 10.000 persona mentre in Germania vi è un medico ogni 417 paziente e in Italia un medico per 270 pazienti).

Quindi, per poter rendere accessibile la telemedicina c’è bisogno di investire capitale, per esempio tramite collaborazioni con Università, Centri di Ricerca, Istituzioni, ONG e altre realtà simili, che si traduca in un avanzamento tecnologico.

Questo avanzamento deve riguardare:

  1. Competenze informatiche e digitali del personale sanitario (e dei cittadini)
  2. Informatizzazione e digitalizzazione dei centri sanitari
  3. Connessione internet affidabile che raggiunga anche i paesi più rurali e remoti
  4. Dispositivi tecnologici, dal pc allo smartphone agli apparecchi diagnostici, a disposizione dei sistemi sanitari e dei pazienti

Esperienze internazionali e locali

Una delle esperienze più longeve, nata in Italia, si chiama Global Health Telemedicine: un piattaforma dedicata alla sanità digitale costruita con l’intento di portare cure adeguate in paesi in via di sviluppo e che trova riscontri importanti anche nei contesti occidentali. Sviluppata embrionalmente a partire dal 2008, grazie a un team di esperti informatici e all’attività di un membro attivo della Comunità di Sant’Egidio (si occupava di missioni in diverse nazioni dell'Africa sub-sahariana per supportare e avviare centri sanitari focalizzati principalmente sulla prevenzione dell'HIV e di altre patologie croniche e acute), la piattaforma permetteva di richiedere a uno specialista europeo un referto o un parere medico su casi clinici specifici. L’esperimento è iniziato nell’area cardiologica per poi proseguire con radiologia e dermatologia. Questo ha dato vita a un prototipo di centro sanitario remoto per la telemedicina, che è stato replicato in altri dispensari africani.

In particolare, nell’area cardiovascolare, la telemedicina può essere molto utile nelle zone isolate del mondo, dove appunto è difficile accedere a ospedali e servizi sanitari adeguati: avere a disposizione un sistema da remoto può salvare vite e ridurre morbilità e mortalità legate a problemi cardiaci. In questo modo, inoltre, si decentralizza la cura, alleviando la pressione sui centri ospedalieri delle grandi città.

La piattaforma attuale è stata ovviamente rivisitata e riorganizzata nel tempo, e a oggi è funzionante e attiva in 38 centri in 14 paesi, principalmente in Africa sub-sahariana ma anche in Perù e Brasile. Ha gestito più di 10.000 teleconsulti in 21 specialità diverse e ogni giorno indirizza oltre 200 teleconsulti a medici volontari in tutto il mondo. A questo progetto partecipano anche, tra gli altri, l'ospedale San Giovanni e il San Camillo di Roma, la Fondazione Arpa e l'ospedale Cisanello di Pisa, l'IRCCS Carlo Besta di Milano.

Il software utilizzato è intuitivo e viene offerta anche una formazione adeguata a garantirne il corretto utilizzo. È stata adattata anche per funzionare offline, risolvendo così i problemi di connettività.

Altre possibilità offerte dalla telemedicina sono:

  1. Monitoraggio tramite dispositivi indossabili
  2. Screening tramite dispositivi avanzati (ECG, Holter, glicemia …)
  3. Connessione tra farmacie e centri ospedalieri/mmg/ambulatori
  4. Teleconsulti multidisciplinari

Spostandoci in Sud America, e più precisamente in Argentina, un’altra esperienza di telemedicina è il Telemedicine Project dell'Università di San Juan. In questo caso il collegamento avviene tra personale sanitario, docenti, ONG e clinici che operano in luoghi sperduti dell’Argentina. I pazienti, quindi, possono essere assistiti senza doversi sobbarcare lunghi spostamenti e possono essere sottoposti a elettrocardiogrammi, misurazione della pressione, auscultazione del torace etc...

In loco il personale sanitario èformato all’utilizzo della strumentazione, mentre diagnosi e trattamento vengono decisi in cliniche, ospedali o ambulatori distanti, grazie alla collaborazione di personale medico altamente qualificato.

Per poter promuovere e incentivare queste esperienze e queste soluzioni è necessario, come abbiamo visto, investire risorse economiche e umane in uno sforzo che sia condiviso e che coinvolga diverse realtà in partnership.

In particolare, è fondamentale:

  1. La collaborazione tra enti di ricerca, ONG, istituzioni, cliniche e ospedali, aziende private in campo sanitario, realtà di cooperazione e volontariato
  2. La presenza di internet, di smartphone, tablet e pc
  3. La disponibilità di strumentazioni e dispositivi tecnologici all’avanguardia
  4. La formazione sia degli operatori sanitari sia della comunità

Solo attraverso un lavoro coeso in cui tutti gli attori coinvolti partecipano con le loro competenze e possibilità economiche o umane sarà possibile rendere la telemedicina uno strumento capace di ridurre il divario sanitario presente nel mondo.


CP-481181 -